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Tex e Mister No, "eroi finiani"
Massimo Fini e i ribelli a fumetti
di Stefano Priarone

I libri di Massimo Fini sono un nostro guilty pleasure: spesso non siamo  d’accordo con lui, ma lo stile avvincente e le idee davvero anticonformiste di questo Grande Reazionario sui generis finiscono quasi  sempre per  catturarci (e, inoltre, non possiamo non applaudire quando stronca Sofia Loren, forse il più inspiegabile sex symbol della storia).

Ne “Il ribelle dall’A alla Z” (Marsilio) Fini espone il suo pensiero e parla anche di fumetti, dedicando a Tex Willer due paginette dense e azzeccate. Ricorda che Tex era amico degli indiani (addirittura capo bianco dei Navajos) quando nei western tutti i pellirosse erano feroci e crudeli, che aveva una morale tutta sua e inoltre “si intuiva che le donne gli erano tutt’altro che indifferenti. Non lo si vedeva in alcun modo, ma si sapeva che Tex scopava.” E infatti il creatore di Tex Giovanni Luigi Bonelli  ha sempre detto che Tex fa sesso fra un’avventura e l’altra. 

“Tex insomma”, conclude Fini, “è stato il primo ‘deviante’, il primo anarchico, il primo Ribelle, il primo trasgressore della morale corrente che mi sia capitato d’incontrare.” 

Ma ancora più “finiano”, per certi, versi,  è un altro ribelle a fumetti, Mister No, creato negli anni Settanta dal figlio di Bonelli, Sergio (che è anche editore, e che si firma Guido Nolitta quando scrive) e del quale viene adesso pubblicata l’ultima lunga saga (la serie chiuderà in autunno, dopo oltre trent’anni di vita editoriale), con il ritorno ai testi dopo molti anni di Bonelli.

Mister No è un veterano della seconda guerra mondiale che ha scelto di andare a vivere a Manaus, in Amazzonia, disgustato dalla civiltà occidentale. Lo stesso soprannome ne testimonia l’attitudine ribelle.

Le sue avventure sono ambientate negli anni Cinquanta, ma la lunga storia finale è invece collocata nei primi Settanta, con Mister No che lotta contro le multinazionali, il disboscamento dell’Amazzonia, il cosiddetto Progresso.

Un vero “eroe finiano.”

La storia che senz’altro piacerebbe di più a Fini è però “Sulle piste del Sahara”, uscita nel 1991 (sui numeri 188-191), scritta sempre da Nolitta-Bonelli e disegnata da Roberto Diso.

In essa Mister No (che non sta solo in Sudamerica, ma si sposta in tutto il mondo) fa amicizia con un capo tuareg, Mohamed El Khorer. Questi ha studiato a Parigi, ma considera invasori gli occidentali che vengono nelle sue terre. Non esita a far uccidere il paleontologo Professor Leblanc, suo ex insegnante (personaggio piuttosto simpatico, fra l’altro) e i di lui allievi che sono interessati a studiare e a portare in Francia alcuni scheletri di dinosauri, visto che li considera dei ladri e perderebbe l’onore se non li giustiziasse.

Mister No all’inizio vorrebbe denunciare l’amico, poi si rende conto che El Khorer non può essere giudicato secondo i parametri occidentali e inoltre  è un grande uomo e la sua gente ha bisogno di lui. La storia si conclude con i due amici che si accomiatano, felici (Mister No deve tornare in Brasile), come se nulla fosse accaduto.

A noi l’avventura  non è piaciuta  per niente, sia per l’elogio e la giustificazione del dittatore, dell’uomo forte, sia per la sceneggiatura al di sotto dello standard di Bonelli, e concordiamo con il Professor Leblanc quando, prima di essere ucciso da El Khorer, dice: “E’ una follia! Tutto questo sangue non porterà fortuna al tuo nuovo paese.”

Ma la consigliamo senz’altro a  Massimo Fini, che nel “Ribelle dall’A alla Z” fa un elogio sperticato del Mullah Omar (per certi versi, una sorta di nuovo El Khorer).  

 

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