Il CESPOC e la popular culture

Prima F: Feuilleton

Seconda F: Fascicoli popolari, dime novel e pulp

Terza F: Fumetti (comics)

Quarta F: Fiction televisiva

Il mito del vampiro

Biblioteca del CESPOC

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Prima F: il feuilleton

fantomasLa prima incarnazione della popular culture è il feuilleton. Questo può essere definito come il romanzo pubblicato in frammenti successivi come supplemento a un giornale quotidiano o periodico. La parola feuilleton è coniata alla fine del Settecento dal giornalista francese Louis-François Bertin (1766-1841), ma il feuilleton che nasce come allegato ben distinguibile e separato al Journal des débats da lui diretto contiene le critiche teatrali. Il feuilleton come romanzo a puntate nasce negli anni 1840 e viene in primo piano con la pubblicazione de I misteri di Parigi di Eugène Sue (1804-1857) negli anni 1842-1843. Siamo qui alla preistoria di una vera popular culture, perché Sue – come più tardi Alexandre Dumas (1802-1870) e Charles Dickens (1812-1870) – “pensano” il romanzo come un libro e lo frammentano in puntate per ragioni economiche (guadagnano di più dai giornali che dagli editori) e per raggiungere un maggior numero di lettori.

La vera popular culture nasce quando il romanzo è, al contrario, pensato in funzione del feuilleton, “scandito” secondo la divisone che è destinato ad avere sul giornale, e soprattutto inteso a creare personaggi le cui gesta tendenzialmente non finiscono mai: la fine di una storia è l’inizio della successiva, dove il lettore ritrova gli stessi principali protagonisti. Se la “serialità” senza fine è il cuore stesso della popular culture, per quanto sia difficile attribuirgli un inizio preciso, il primo autore che “pensa” il feuilleton in questo modo sembra essere Paul Ponson du Terrail (1829-1871) con il personaggio di Rocambole (1857-1870), mentre Paul Féval (1817-1887), dopo romanzi di altro genere, entra completamente nella logica propria del feuilleton con la saga degli Habits Noirs (1863-1875). Criminali più o meno simpatici non sono gli unici protagonisti del feuilleton e della letteratura che gli ruota intorno. Non si può non ricordare la geniale fusione di temi comici e fantascienza di Albert Robida (1848-1926), che crea anche Saturnino Farandola come parodia degli eroi di Jules Verne (1828-1905, che a sua volta contribuisce in modo importante al feuilleton) nel ciclo che comprende Le Vingtième Siècle (1883), La Guerre au vingtième Siècle (1887) e La Vie électrique (1892).

Gaston Leroux (1868-1927) è, ovviamente, l’autore de Il fantasma dell’Opera (1910), cui però non darà mai un seguito (anche se altri autori si cimenteranno nella bisogna con vari pastiche), ma il suo talento di feuilletoniste emerge con la creazione del personaggio del giornalista-investigatore Joseph Rouletabille (nella prima versione del primo romanzo – Il mistero della camera gialla, 1907 – “Boitabille”). Rouletabille segue di due anni l’apparizione in feuilleton del ladro gentiluomo Arsène Lupin, creato nel 1905 da Maurice Leblanc (1864-1941), e assomiglia notevolmente a Jerôme Fandor, il giornalista che assiste l’ispettore di polizia Juve nella caccia a Fantômas, che inizia in feuilleton nel 1911 dopo l’incontro, storico per la popular culture, fra i suoi creatori Pierre Souvestre (1874-1914) e Marcel Allain (1885-1970). Essi rivaleggiano per il primato di feuilletoniste più letti e prolifici con Arthur Bernède (1871-1937), il creatore del giustiziere Judex (1917-1918) e del “fantasma del Louvre” Belphégor (1927). Appartiene all’epoca d’oro del feuilleton anche la maggiore produzione italiana del settore, I Beati Paoli (1909-1910) di Luigi Natoli (1857-1941), che ha segnato la popular culture italiana, e siciliana in particolare, con conseguenze che si fanno sentire ancora oggi.

Nel mondo di lingua inglese – su cui torneremo nella prossima sezione – il feuilleton ha fatto qualche rapida (anche se illustre) comparsa, e si è confinato ai periodici – dove sono apparsi Sherlock Holmes (dal 1887) di Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930) e Raffles, il primo ladro gentiluomo creato nel 1899 dal cognato di Conan Doyle, Ernest William Hornung (1866-1921) – o a romanzi scritti “nello stile” dei feuilleton ma pubblicati diversamente (come Dracula [1897] di Bram Stoker, 1847-1912, che riprende peraltro molti temi di Varney the Vampire, uscito come “romanzo a fascicoli” completato nell’anno della nascita di Stoker, il 1847, e di controversa attribuzione di autore). Forse l’autrice – ungherese, ma naturalizzata britannica – che produce qualche cosa di più simile al feuilleton in inglese è la baronessa Emma Magdalena Orczy (1865-1947), che nel 1905 lancia la Primula Rossa, peraltro solo uno dei suoi molti personaggi.

Con Judex – ma già in precedenza con Zigomar, il supercriminale predecessore immediato di Fantômas creato nel 1909 da Léon Sazie (1862-1939) – il feuilleton procede di pari passo con il cinema muto, che realizza a sua volta episodi seriali sui principali personaggi, precedendo i moderni serial televisivi in cicli di cui emerge come principale regista Louis Feuillade (1879-1925), che porta sullo schermo Fantômas e Judex oltre alla banda di criminali noti come Les Vampires (1915), da lui stesso creati. L’incontro fra cinema e feuilleton affretta la transizione all’epoca successiva, nel senso che i fascicoli escono simultaneamente agli episodi cinematografici e a poco a poco si staccano dai giornali di cui erano appendice. La lunga vita di Marcel Allain fa sì che egli a sua volta sopravviva all’epoca del feuilleton; morto Souvestre dopo trentadue feuilleton di Fantômas in collaborazione, Allain prosegue la saga sotto forma di romanzo a fascicoli. 

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