Il CESPOC e la popular culture

Prima F: Feuilleton

Seconda F: Fascicoli popolari, dime novel e pulp

Terza F: Fumetti (comics)

Quarta F: Fiction televisiva

Il mito del vampiro

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Seconda F: il fascicolo popolare

nick carterIl fascicolo popolare – il feuilleton ormai venduto a parte dal quotidiano – costituisce la seconda F della popular culture. Il genere si evolve dal romanzo a fascicoli – tali sono le Nuove avventure di Fantômas di Allain – ai fascicoli che costituiscono romanzi, secondo lo slogan “ogni fascicolo un romanzo completo”. Qui le avventure richiedono per essere veramente comprese che si segua la serie e si conoscano i personaggi: tuttavia, in linea di massima ogni storia si apre e si chiude in un arco che va dalle sedici alle ottanta pagine. Con il fascicolo popolare, che inizia la sua corsa nell’Europa continentale agli inizi del XX secolo e diventa il genere dominante nella popular culture dopo la Prima guerra mondiale, il continente europeo raggiunge gli Stati Uniti e l’Inghilterra, dove già dalla metà dell’Ottocento erano comparsi romanzi a fascicoli e fascicoli-romanzo chiamati dime novel perché venduti per un dime, un “decino” (dieci centesimi) negli Stati Uniti, e penny dreadful, con un’etimologia simile, in Gran Bretagna.

La più famosa casa editrice di dime novel, la Street & Smith, è fondata nel 1855 a New York. È a questa casa editrice che si deve la nascita del personaggio principale (anche se non il primo) dei fascicoli, il re dei detective privati Nick Carter, creato sulle pagine del New York Weekly nel 1886 da John R. Coryell (1848-1924), il quale tuttavia non scrive che poche storie, lasciando lo sviluppo del personaggio a Frederic Van Rensselaer Dey (1861-1922) che, prima di morire suicida, ne crea le avventure più famose, non senza che una buona trentina di altri autori collaborino alla redazione degli oltre mille episodi del Nick Carter della Street & Smith (da distinguere, a sua volta, dalle successive incarnazioni, fra cui spiccano la serie Killmaster degli anni 1960-1980, dove Nick Carter è un agente segreto, e quella umoristica articolata in fumetti TV, albi per bambini e fumetti veri e propri creata in Italia da Bonvi, Guido Bonvicini, 1941-1995).

La licenza della Street & Smith alla casa editrice tedesca Eichler (che aveva filiali in tutta Europa) per Nick Carter lancia alla fine del primo decennio del XX secolo la moda dei fascicoli in Europa, con un successo fenomenale. Alle serie americane si aggiungono ben presto creazioni europee, perfino troppo numerose per poterle elencare. Prescindendo dai western e dalle storie di pirati, che usano il fascicolo come mezzo per un genere già sviluppato altrove, sono i poliziotti privati e non (Petrosino, Harry Dickson, le varie imitazioni di Sherlock Holmes e di Nick Carter, Nat Pinkerton, ispirato al titolare di una ben reale agenzia investigativa americana, Todd Marvel, i francesi come Marc Jordan e Marius Pégomas e anche le donne come Ethel King e Miss Boston), i supercriminali loro nemici e i ladri gentiluomini (soprattutto Lord Lister, creato in Germania e che disputa a Nick Carter il ruolo di personaggio principale del fascicolo popolare, ma anche l’italiano Ricimero) a dominare il settore. Alcuni degli investigatori - Sâr Dubnotal, Fascinax – e dei grandi criminali – Pao Tcheou – sono dotati di poteri paranormali, e precedono i supereroi dei fumetti.

Mentre l’Inghilterra, con Dixon Hawke e Sexton Blake, produce – in fascicoli di diverso formato – alcuni degli eroi più longevi, dopo la Prima guerra mondiale la Eichler (casa editrice accusata di essere “tedesca” nei paesi che avevano vinto la guerra contro la Germania, ed “ebraica” in Germania) deve cedere il testimone ad altri gruppi, tra cui emergono la belga Sobeli e l’italiana Nerbini, che continuano a diffondere gli stessi personaggi. Nell’epoca in cui il fascicolo trionfa nell’Europa continentale, è già in crisi negli Stati Uniti, dove la dime novel negli stessi anni è già stata sostituita dal pulp, rivista a basso costo che pubblica quattro o cinque racconti dello stesso o di diverso genere, un tipo di pubblicazione mai veramente affermatasi fuori dell’area di lingua inglese dove però influenza successivi periodici con una sola storia, come gli italiani Urania o Il Giallo Mondadori. Il pulp ha peraltro un ruolo essenziale nella storia dell’horror, della fantascienza, del western. Il primo pulpArgosy, nato nel 1896 – è anche legato al personaggio che segna la transizione dal western alla figura del giustiziere mascherato: Zorro, creato da Johnston McCulley (1883-1958) nel 1919. La radice nel fascicolo popolare e nel pulp (dove alcuni grandi investigatori della generazione successiva, come il Nero Wolfe di Rex Stout, 1886-1975, fanno i loro esordi) spiega perché alcuni ascrivano alla popular culture tutto il genere che è chiamato in Francia dagli anni 1970 polar: il poliziesco “a gioco” dove c’è un enigma da svelare o un colpevole da catturare, che talora ha una sua serialità “popolare” anche se non manca di avere pretese  che vanno al di là dei vecchi fascicoli.

Gli anni 1950 rappresentano la fine del fascicolo popolare – che peraltro ha qualche “ultima raffica” in Olanda, dove la serie di Lord Lister continua fino al 1968, e in Germania, dove pubblicazioni simili circolano ancora oggi – ormai soppiantato dal fotoromanzo (che si impadronisce anche di vecchi personaggi come Fantômas o Dracula) e soprattutto dalla terza F della popular culture, il fumetto. 

Il mistero degli Hardy Boys, di Massimo Introvigne (il Domenicale, 3 dicembre 2005)

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