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Il mito del vampiro

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Il mito del vampiro

draculaDue temi attraversano tutta la popular culture a prescindere dal mezzo (feuilleton o romanzo d’appendice, fascicoli, fumetti, serie televisive) in cui questa si estrinseca: il detective privato e il vampiro. Nessuno dei due è davvero di origine vittoriana, perché ve ne sono esempi più antichi; tuttavia l’espressione fantastic Victoriana non è impropria, dal momento che gli archetipi vittoriani – Sherlock Holmes e Dracula – dominano tutto il panorama successivo. Sembra logico dunque dedicare specifica attenzione al percorso storico di queste figure. Rimandando a specifici articoli la tematica relativa ai vampiri nella popular culture, ci limitiamo qui a qualche cenno in tema di definizione del vampiro, il che permette almeno di delimitare il campo.

Chi è - o che cosa è - un vampiro? Dalla risposta a questa domanda dipende il modo di impostare qualunque ricognizione storica, letteraria o culturale sull’argomento. Non è raro, infatti, imbattersi in studi interessanti che promettono di trattare di vampiri ma che non sono affatto fedeli al loro titolo. Ci parleranno, per esempio, di spettri, di lupi mannari, di criminali necrofili che devastano le tombe e di morti che appaiono in varie forme: ma nessuna di queste figure corrisponde, propriamente, al vampiro. La definizione del vampiro, peraltro, non è semplice. J. Gordon Melton, forse la massima autorità in materia, lo definisce “un tipo particolare di revenant, una persona morta che è tornata alla vita e continua una forma di esistenza bevendo il sangue dei viventi”.

Ma lo stesso autore deve subito completare la sua definizione aggiungendo che da questo significato originario ne sono emersi molti altri di tipo più o meno metaforico. Si tratterà, principalmente, di designare persone viventi, che non sono affatto morte ma che sono convinte di essere “vampiri”, nel senso che provano piacere nel succhiare il sangue di altre persone. Naturalmente, inseguendo i significati metaforici del termine “vampiro” si rischia di pervenire a cataloghi infiniti. Da Voltaire (François Marie Arouet, 1694-1778) a Karl Marx (1818-1883) l’immagine del vampiro è stata utilizzata per descrivere gli sfruttatori che succhiano il sangue del popolo, dai monaci ai capitalisti. Ancora oggi il termine “vampiro” non è infrequente, anche in Italia, per attaccare o semplicemente per fare dell’umorismo su certi personaggi politici (Andreacula, l’Andreotti-Dracula di Forattini, rimane un esempio non recente, ma fra i più divertenti).

Per restringere l’oggetto della nostra indagine definiremo il vampiro come una persona umana morta che appare ai viventi con il suo corpo e si sostiene con il loro sangue. Questa definizione ci permette di escludere tutta una serie di figure interessanti che hanno diversi elementi in comune con il vampiro, ma che non sono vampiri.

Anzitutto il vampiro è una persona umana. Dal campo dei vampiri dobbiamo quindi escludere gli spiriti mitologici e demoniaci che attaccano i viventi - e talora li mangiano, o si cibano del loro sangue - ma che non sono mai stati uomini. Tra questi si annoverano il ghoul delle leggende arabe, e un buon numero di personaggi del folklore indiano, cinese e giapponese nonché le lamie, le arpie e le empuse della mitologia greca e romana. Nonostante tutti i significati successivi del termine “strega”, anche l’originaria strix o stryx dei greci e dei romani non era una persona umana ma un demone notturno, temuto perché ritenuto capace di attaccare i bambini e di cibarsi del loro sangue.

Un certo numero di libri sui vampiri prende le mosse dalla storia di Menippo discussa nel quarto libro della Vita di Apollonio di Tiana di Filostrato (160-249 d.C.). Menippo è amato da una bella straniera e viene salvato da Apollonio, il quale gli rivela che la sua bella è in realtà una empusa o una lamia che si appresta a divorarlo. La storia affascinerà generazioni di poeti, ma certamente l’empusa o lamia che concupisce lo sfortunato Menippo è un demone, non una donna che è stata umana e che esce dalla sua tomba alla ricerca del sangue. E’ interessante notare che, secondo un’ipotesi etimologica, il termine greco lamia deriverebbe da Lilith, nome di un demone assiro di cui la tradizione rabbinica farà la prima sposa infedele di Adamo, in seguito sposa del Diavolo e persecutrice dei neonati. Anche Lilith, evidentemente, è qualche cosa di più di una semplice persona umana.

In secondo luogo il vampiro è una persona umana morta. Il “vampiro” - tra virgolette - come vivente che beve il sangue è un personaggio tutto moderno, il cui nome nasce per imitazione da quello del vampiro classico inteso come “non-morto” (undead in inglese). Non sono pertanto vampiri le “streghe” del tardo mondo greco-romano che non sono più mostri mitologici ma fattucchiere che divorano le persone e ne bevono il sangue. La confusione che circonda il termine “strega” nel latino e nelle lingue che ne derivano si ritrova in Romania dove il folklore designa fin da tempi assai remoti con il termine strigoi i vampiri. Ma si è obbligati a distinguere - senza dubbio per gli equivoci che potrebbero derivare dal significato che la parola “strega” ha assunto in altri contesti - tra strigoi vii (“vivi”) e strigoi mort (“morti”). Gli strigoi mort sono, effettivamente, vampiri. Gli strigoi vii sono streghe e stregoni viventi che possono occasionalmente uccidere ma che non hanno i poteri tradizionalmente associati ai vampiri. Piuttosto, gli strigoi vii diventeranno facilmente vampiri dopo la loro morte.

In terzo luogo i vampiri sono persone umane morte che appaiono con il loro corpo, il quale assume una realtà fisica e tangibile e non è una semplice immagine o illusione. Il vampiro classico esce dalla tomba con il suo corpo che si può non soltanto vedere, ma anche toccare: anzi, è straordinariamente resistente e deve essere distrutto con mezzi drastici (dal paletto piantato nel cuore al fuoco). Si situa qui la distinzione - straordinariamente importante per tutto il nostro tema - tra vampiro e revenant, spettro, fantasma. Il revenant, come dice il suo nome, è un morto che ritorna e si fa vedere dai viventi. Come tale è un personaggio universale in tutte le culture, ma - particolarmente dove la tradizione religiosa distingue fra corpo e spirito o anima - le differenze con il vampiro sono evidenti. Naturalmente chi vede un revenant vede qualche cosa che sembra il corpo di una persona, ma che del corpo umano non ha la consistenza e la densità. Tipicamente la maggioranza dei resoconti afferma che - se si cerca di afferrare il revenant - questo si rivela come fatto di nebbia, esattamente come il fantasma classico. Nella tradizione europea occidentale il revenant può apparire in spirito mentre il suo corpo continua a rimanere nella tomba.

L’Occidente cristiano, d’altro canto, diffida del revenant considerando la relativa credenza come una superstizione pagana. Sant’Agostino (354-430), che Jean-Claude Schmitt definisce “il vero fondatore della teoria cristiana dei revenant”, condanna come superstizione antica la credenza che il morto possa apparire con il suo corpo, e nega perfino che appaia con la sua anima. Per Agostino non si tratta né del corpo né dell’anima ma di una “immagine spirituale” del defunto, nella maggior parte dei casi suscitata dal Diavolo. Agostino nega risolutamente ogni possibilità di commercio fra i viventi e i morti, e si sforza - contro quelle che definisce superstizioni dei pagani - di combattere qualunque forma di evocazione degli spiriti, di curiosità meravigliosa nei confronti dei fantasmi e degli spettri, di necromanzia. Peraltro lo stesso Agostino non esclude che, in qualche caso, l’“immagine spirituale” del morto possa essere - seppure in casi molto rari - introdotta nello spirito umano da un angelo buono. Per questa porta lasciata aperta da Agostino passa, a poco a poco, il ritorno degli spettri e dei revenant, la cui forza persuasiva e le cui radici nell’immaginario europeo dovevano essere veramente insopprimibili. Tra il 1100 e il 1300 si assiste a una vera e propria “invasione dei revenant”. Si tratta di santi che vengono a dare buoni consigli, di anime del Purgatorio che reclamano suffragi, qualche volta anche di dannati che si presentano per ammonire o per vendicarsi.

Intorno al 1100 appare anche la straordinaria mesnie Hellequin, la “cavalcata selvaggia” dei morti, forse ripresa da antichi miti germanici e forse esorcizzata più tardi in Italia trasformando il re dei morti Hellequin nell’innocuo Arlecchino. La mesnie Hellequin appare soprattutto in Francia, ma la si incontra un po’ dovunque e comprende morti buoni e cattivi che percorrono insieme l’Europa, spesso in forma di guerrieri a cavallo. Ma anche i morti che cavalcano nella mesnie Hellequin - che, secoli dopo, affascinerà Carl Gustav Jung (1875-1961) - non sono certamente vampiri.

Da ultimo, il vampiro è una persona umana morta che non solo appare con il suo corpo, ma attacca i viventi e si sostiene con il loro sangue. Anche se la letteratura più recente ci ha proposto esempi di vampiri simpatici e che operano per il bene dell’umanità, perché si tratti davvero di vampiri devono comunque attaccare persone viventi e nutrirsi del loro sangue. Naturalmente i vampiri “buoni” dei romanzi attaccheranno soltanto viventi “cattivi”, ma la circostanza non modifica la loro natura. Il mito del vampiro richiama l’identificazione - forse ancora più antica - fra il sangue e la vita. Dove vi è l’attacco di un morto che ritorna con il suo corpo con intenzioni malevole, ma manca il collegamento con il sangue, siamo di fronte a un primo abbozzo di vampiro ma non a un vampiro vero e proprio. Al di fuori dell’Occidente si incontrano varianti del sangue in personaggi che presentano tutte le caratteristiche del vampiro: come in Cina, dove il sangue è talora sostituito dal midollo spinale. Ma si tratta comunque di eccezioni.

Due casi che meritano invece maggiore attenzione sono quelli del “succubo” e del cosiddetto “vampiro psichico”. Nella demonologia tardo-medioevale - particolarmente nei processi inquisitoriali di stregoneria - il demone “succubo” appare in forma di donna per avere rapporti sessuali con un uomo e sottrargli il suo seme. Opera in senso contrario rispetto al demone “incubo”, che appare invece in forma di uomo e trasferisce un seme - riconoscibile come non umano per il suo carattere gelido - alla donna. I romanzieri moderni hanno spesso mescolato succubi e vampiri, ma si tratta di due cicli mitologici e folklorici chiaramente diversi. La letteratura sui vampiri cita spesso un testo seicentesco particolarmente dettagliato in materia di succubi attribuito a un padre Luigi Maria Sinistrari d’Ameno. Sembra oggi accertato che si trattasse di un falso - destinato a sedurre vari letterati con le sue morbose allusioni sessuali - orchestrato da Paul Lacroix (1882-1935), che firmava con il nome di “Bibliofilo Jacob”, e preparato dall’erudito ed editore Isidore Liseux (1835-1894).

Il “succubo” sottrae forza vitale all’uomo carpendo il suo seme in un falso rapporto sessuale. Il “vampiro psichico” è invece una persona umana, defunta o più spesso viva, o anche un’entità di altro genere che - normalmente senza contatto fisico - assorbe le energie vitali di persone umane e può condurle fino alla morte. Il “vampiro psichico” compare nella letteratura: uno dei classici esempi del genere è The Parasite di Arthur Conan Doyle (1859-1930), il creatore di Sherlock Holmes. Conan Doyle, che frequentava gli ambienti della Società Teosofica, conosceva le teorie che circolavano nell’ambiente esoterico sul “vampirismo astrale”. Uno dei principali sostenitori di questa teoria, il teosofo tedesco Franz Hartmann (1838-1912), cercò di fare risalire questa dottrina a Paracelso (1439-1541). E’ tuttavia più probabile che le sue origini vadano ricercate in un dibattito interno al mondo degli spiritisti francesi alla fine degli anni 1850.

Nel 1858, in polemica con la Revue Spirite - che sosteneva la teoria della reincarnazione secondo il classico modello dello spiritismo francese - il dottor Z. Piérart (1810-1878), già redattore capo del Journal du Magnetisme, fondò la Revue Spiritualiste che fu pubblicata fino al 1873. Contrario alla reincarnazione, Piérart manteneva però un altro caposaldo dello spiritismo classico francese, l’esistenza di un “corpo astrale”. Era precisamente questo “corpo astrale” che - secondo Piérart - spiegava i fenomeni di vampirismo, perché in certi casi poteva sopravvivere, separato dal corpo fisico, soltanto nutrendosi dell’energia di persone viventi. Originariamente Piérart pensava che il corpo astrale “vampirico” fosse principalmente quello di persone che erano state sepolte prematuramente per errore (un tema che ritorna in tutta la letteratura che cerca di dare una spiegazione razionale alle credenze sui vampiri). In seguito si mostrò disponibile a riconoscere caratteristiche vampiriche anche a “corpi astrali” di defunti che non erano stati seppelliti anzitempo.

In ambiente teosofico le teorie di Piérart furono sviluppate, come accennato, da Franz Hartmann. Questi - d’accordo con lo spiritista francese - riteneva particolarmente pericolosi i “corpi astrali” di persone seppellite per errore quando non erano ancora morte. Pensava tuttavia che anche altri “corpi astrali” potessero attaccare in modo “vampirico” e svuotare di energia persone che avevano fatto loro torto durante la vita. Il teosofo tedesco era anche convinto che un’attività vampirica potesse essere sviluppata da “forze” o residui psichici non facilmente identificabili con una singola persona umana defunta. Le teorie di Hartmann rappresentavano una innovazione rispetto alle spiegazioni del vampirismo correnti negli ambienti della Società Teosofica. Qui - sulla scia (ma non sempre in conformità) delle teorie che la stessa fondatrice Madame Helena Blavatsky (1831-1891) aveva esposto in Isis Unveiled (1877), discutendo le tesi di Piérart - da una parte non si escludeva l’esistenza di vampiri nel senso classico del termine, dall’altra si credeva che i “corpi astrali” potessero effettivamente nutrirsi di sangue.

La teoria del “vampirismo psichico” fu sviluppata anche negli ambienti dell’Ordine Ermetico della Golden Dawn, per cui passarono - prima di uscirne, aderendo o dando vita a organizzazioni rivali - sia Aleister Crowley (1875-1947) sia Dion Fortune (pseudonimo di Violet Firth, 1890-1946). Entrambi credevano all’esistenza di “vampiri psichici”, che sarebbero però particolarmente persone viventi malevole, capaci di assorbire energia dagli altri. Il tema fu sviluppato - con riferimento a episodi che sarebbero realmente accaduti agli esordi della sua carriera esoterica - particolarmente da Dion Fortune nel suo Psychic Self-Defense.

Le teorie di Dion Fortune hanno esercitato una notevole influenza negli ambienti esoterici, e hanno influenzato tutta la letteratura successiva in tema di “vampiri psichici”. Nel mondo dell’esoterismo e dei nuovi movimenti religiosi è stata sviluppata anche la teoria, cui aveva già fatto cenno Hartmann, secondo cui entità non direttamente riconducibili a una singola persona umana potrebbero svolgere il ruolo di vampiri psichici. Una tradizione particolare, all’interno della più vasta corrente teosofica, nasce dalle attività di Guy W. Ballard (1878-1939) e della moglie Edna (1886-1971), fondatori dell’Attività Religiosa “I AM”. Questo movimento ritiene che i suoi fondatori abbiano ricevuto messaggi, in particolare, da uno dei “maestri ascesi” della Teosofia (entità benevole che sono state un tempo uomini e che da una Grande Loggia Bianca aiutano l’umanità), il maestro Saint Germain. Si tratterebbe del noto esoterista del Settecento dallo stesso nome (1710-1784), “asceso” dopo la morte nella Grande Loggia Bianca.

Secondo i messaggi di Saint Germain, i pensieri negativi dell’umanità avrebbero formato nel corso della storia “entità di massa” - continuamente alimentate dall’attenzione che gli uomini prestano loro - che esercitano un’attività “vampirica” rubando energia ai viventi. L’Attività Religiosa “I AM” insegna l’uso di “decreti” (affermazioni o preghiere rivelate) capaci di attivare la “fiamma violetta” che circonda ogni persona, trasformandola in un fuoco purificatore che brucia gli aspetti indesiderabili dell’uomo. I “decreti” possono essere utilizzati, secondo questo movimento, anche per distruggere le “entità di massa” vampiriche. L’influsso dell’Attività Religiosa “I AM” è evidente nella Chiesa Universale e Trionfante, fondata nel 1958 con il nome di Summit Lighthouse da Mark Prophet (1918-1973) e guidata dopo la sua morte dalla moglie Elizabeth Clare Prophet. Anche la Chiesa Universale e Trionfante mantiene la credenza nelle “entità di massa” vampiriche che possono attaccare gli uomini, contro le quali la Chiesa diretta dalla signora Prophet raccomanda pratiche di esorcismo. E’ interessante notare che fra queste “entità di massa” ce ne sono due particolarmente pericolose - di natura rispettivamente maschile e femminile - chiamate Draculus e Dracula.

Una variante del “vampiro psichico” è la “spugna psichica” di Hartmann. E’ un tipo di vampiro che utilizza - a fini deviati - il “magnetismo animale” di cui aveva parlato il medico svevo Franz Anton Mesmer (1734-1815), che si trova alle origini insieme dello spiritismo e di certi aspetti della psicologia del profondo moderna. Basta trovarsi in presenza di una di queste persone per sentirsi indeboliti e perdere energia. Nella tradizione esoterica la forma “magnetica” di vampirismo psichico - e i mezzi per resistervi - sono state descritte soprattutto nella Fratellanza di Miriam fondata in Italia da Giuliano Kremmerz (pseudonimo di Ciro Formisano, 1861-1930) Ma l’ipotesi è stata studiata anche da parapsicologi come Scott Rogo, secondo cui in presenza della chiaroveggente Mary J. “Mollie” Fancher (1848-1916) gli animali - senza che la donna ne fosse completamente consapevole - morivano, svuotati della loro energia psichica. Il romanziere francese Yvon Hecht si è probabilmente ispirato a questo episodio nel suo romanzo Helena von Nachtheim (1996). La protagonista è una discendente della Carmilla del romanzo del 1871 di Joseph Thomas Sheridan Le Fanu (1814-1873), che si nutre - più o meno consapevolmente - principalmente dell’energia di piccoli animali, che la avvicinano e muoiono dolcemente.

Per quanto i vampiri “psichici” o “magnetici” presentino un notevole interesse, e non possano essere ignorati dalla storia delle dottrine esoteriche o della parapsicologia, si tratta già di un primo stadio del vampiro metaforico, in quanto manca il collegamento - importantissimo - con il sangue. Da questo punto di vista il vampiro psichico è alla periferia della nostra definizione.

La Transylvanian Society of Dracula

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