Paó Tcheôù, le Maître de l'Invisible

Paó Tcheôù, il “Maestro dell’Invisibile”, si inserisce nella tradizione del “pericolo giallo”. Nella serie, un misterioso orientale cerca di dominare il mondo servendosi di armi avveniristiche e viaggiando perfino su Marte. Due eroi, Lapertot (Cropertot nella seconda serie) e il dottor Faustulus, gli impediscono di prevalere nelle sue nefande imprese. Non si conosce il nome del creatore di Pao Tcheou: Edward Brooker, che ne firma la prima avventura in fascicolo nel 1945, è probabilmente uno pseudonimo, e l’archivio della Bibliothèque Nationale di Parigi non ne riporta le date di nascita e di morte. Peraltro, al momento di creare Paó Tcheôù, Brooker non è un autore alle prime armi: ha già scritto una ventina di romanzi, polizieschi e di avventure. Dal momento che un Albert Laisné si presenta come “traduttore” di tre romanzi firmati “Edward Brooker”… che però non esistono in lingue diverse dal francese, è possibile che Albert Laisné sia il vero nome di Edward Brooker. Ma anche su Laisné non esistono – alla Bibliothèque Nazionale o altrove – dati biografici. Al fascicolo popolare, oltre alla sua più famosa creazione Paó Tcheôù, Brooker consegnerà Mister Nobody, l'homme au masque de satin, gentleman cambrioleur (12 fascicoli fra il 1946 e il 1947 presso la stessa casa editrice di Paó Tcheôù, Les Éditions et Revues Françaises, una serie ispirata già nel titolo a Arsène Lupin); Captain Chester Buxton du Special Squad, le fameux détective américain, negli stessi anni e per la stessa casa editrice; e infine 078-Service Secret negli anni 1950 per la Société d’Éditions Générales, la stessa che pubblica la seconda serie di Paó Tcheôù. Meno ancora si sa di “Sam P. Norwood”, probabilmente un altro pseudonimo, che continua la serie di Paó Tcheôù a partire dalla metà del 1955.

Quanto al tema del “pericolo giallo”, lo si fa abitualmente risalire al personaggio del dottor Fu Manchu di Sax Rohmer (pseudonimo di Arthur Henry Ward, 1886-1959). In realtà, come fa notare Jess Nevins, prima che se ne occupi l’inglese Rohmer, l’idea del “pericolo giallo” nasce negli Stati Uniti, in una popular culture che vede i lettori preoccupati dalla massiccia immigrazione cinese. Secondo Nevins il primo cinese (o mongolo, dal momento che l’autore passa piuttosto liberamente dall’attribuirgli l’una all’altra nazionalità) è Kiang Ho, un supercriminale che ha studiato a Harvard e che è sconfitto e ucciso da Tom Edison, Jr., eroe di una delle innumerevoli serie di fascicoli della casa editrice newyorchese Street & Smith in un numero del 1892 della Nugget Library intitolato Tom Edison Jr.'s Electric Sea Spider, or, The Wizard of the Submarine World. Da allora il tema diventa comune anche in Inghilterra, con l’espressione stessa “pericolo giallo” che viene dal titolo di un romanzo del prolifico Matthew Phipps Shiel (1865-1947): The Yellow Danger (Grant Richards, Londra 1898), il cui villain è un certo dottor Yen How. Non vi è dubbio, tuttavia, che il tema del “pericolo giallo” – che ricorre un po’ dovunque, così che tutti gli eroi della popular culture fino alla Seconda guerra mondiale e oltre finiscono per affrontare almeno un “cattivo molto cattivo” cinese o giapponese – debba la sua fama al dottor Fu Manchu, e il personaggio di Paó Tcheôù può essere definito un suo “cugino” nato alla fine dell’epoca d’oro del fascicolo popolare francese.

B.: Sul “pericolo giallo” nel fascicolo e nel romanzo popolare in genere cfr. Jess Nevins, The Encyclopedia of Fantastic Victoriana, Monkey Brain Books, Austin (Texas) 2005. Manca invece uno studio critico sulle opere di Brooker e su Paó Tcheôù.