Nick Carter e il grande complotto di Dazaar

copertinaLa più famosa casa editrice di dime novel, la Street & Smith, è fondata nel 1855 a New York. È a questa casa editrice che si deve la nascita del personaggio principale (anche se non il primo) dei fascicoli, il re dei detective privati Nick Carter, creato sulle pagine del New York Weekly nel 1886 da John R. Coryell (1848-1924), il quale tuttavia non scrive che poche storie, lasciando lo sviluppo del personaggio a Frederic Van Rensselaer Dey (1861-1922) che, prima di morire suicida, ne crea le avventure più famose, non senza che una buona trentina di altri autori collaborino alla redazione degli oltre mille episodi del Nick Carter della Street & Smith (da distinguere, a sua volta, dalle successive incarnazioni, fra cui spiccano la serie Killmaster degli anni 1960-1980, dove Nick Carter è un agente segreto, e quella umoristica articolata in fumetti TV, albi per bambini e fumetti veri e propri creata in Italia da Bonvi, Guido Bonvicini, 1941-1995).

La licenza della Street & Smith alla casa editrice tedesca Eichler (che ha filiali in tutta Europa) per Nick Carter lancia alla fine del primo decennio del XX secolo la moda dei fascicoli in Europa, con un successo fenomenale. Chi conosce il Nick Carter di Dey conosce Dazaar, il più memorabile villain creato dall'autore americano insieme al Dottor Quartz. Tuttavia quasi tutti i commentatori europei della saga di Dazaar non si sono resi conto che la versione che conoscono non è quella originale ma è stata ampiamente rimaneggiata da Jean Petithuguenin (1878-1939), un autore che ha molto lavorato per Eichler tra l'altro “traducendo” in francese i Nick Carter degli anni d'oro, e adattando e ampliando per l'edizione francese le storie di Ethel King, “la Nick Carter al femminile” (il cui nome era ispirato alla moglie di Nick Carter nella serie americana, Ethel), originariamente create dagli autori rimasti in gran parte anonimi dell'infaticabile officina tedesca del gruppo Eichler. La versione italiana del ciclo di Dazaar è quella di Petithuguenin, e tutta dell'autore francese è l'intricata vicenda romantica che anche Franco Cristofori e Alberto Menarini nel loro ammirevole Eroi del racconto popolare. Prima del fumetto (2 voll., Edison, Bologna 1986) - anche i migliori sbagliano - considerano invece tipica dello stile di Dey. In verità Petithuguenin, appassionato di storie d'amore, ha offuscato la linearità della vicenda di Dazaar senza peraltro mettere in secondo piano l'aspetto esoterico, che rimane prevalente anche se acquista nella versione francese sfumature diverse.

Il retroterra culturale della storia è difficile da capire se non si considera l'enorme impatto suscitato dalle attività di Madame Helena Blavatsky (1831-1891), fondatrice della Società Teosofica, negli anni 1880 sia a New York (dove nascono le storie di Nick Carter) sia a Parigi (dove Petithuguenin le rimaneggia per Eichler). Benché oggi il pensiero di Madame Blavatsky sia apprezzato nella sua influenza sulla cultura europea e americana e oggetto di studi accademici, non è così - come ha mostrato James Santucci (La Società Teosofica, Elledici, Leumann [Torino] 1999) - che lo percepisce la stampa popolare. Le origini nella cultura spiritista (che nell'itinerario della Società Teosofica è peraltro presto superata e criticata), le accuse di manovre truffaldine, lo stesso riferimento a Maestri ascesi, uomini tanto perfetti da avere completato il ciclo delle reincarnazioni e che rimangono nel mondo, vecchi di centinaia di anni, riuniti in una misteriosa Loggia in Tibet, sono facilmente confusi nei tabloid con l'occultismo e perfino con il satanismo. Le storie a sensazione della stampa popolare su Madame Blavatsky erano certamente ancora vive e presenti nella memoria dei cittadini di New York quando Dey inizia a scrivere le storie di Nick Carter. I “tibetani”, ben lungi dal suscitare l'ammirazione di cui oggi sono oggetto (ma solo dopo l'invasione cinese, che ha suscitato un moto di simpatia per il Tibet oppresso, le attività internazionali dell'attuale Dalai Lama e l'opera di due generazioni di studiosi), sono il prototipo di un “paganesimo” primitivo se non satanico. Gli stessi studiosi di buddhismo della fine dell'Ottocento considerano il “lamaismo” tibetano un buddhismo inferiore e intriso di oscure pratiche magiche (cfr. Donald S. Lopez, Prigionieri di Shangri-La. Il Buddhismo tibetano e l'Occidente, trad. it., Ubaldini, Roma 1999). In Francia la Società Teosofica e la stessa presenza di Madame Blavatsky, dopo un'iniziale reazione di simpatia, spaccano il milieu esoterico, dove - se una parte minoritaria segue le impostazioni orientaleggianti dei Teosofi - altri manifestano sempre di più un'insofferenza verso i riferimenti buddhisti e “tibetani” e un atteggiamento che qualcuno chiama un'autentica haine vers l'Orient. La maggioranza degli ordini intitolati ai Rosacroce - peraltro divisi in Francia da complessi scismi - prendono una posizione decisamente anti-teosofica. Quanto ai riflessi sulla letteratura popolare, possiamo utilmente paragonare la simpatia con cui guardano ai Rosacroce i fascicoli di Sâr Dubnotal (discussi altrove in questa sede, e in effetti densi di riferimenti all'ambiente rosacrociano parigino dell'epoca) e i toni del tutto negativi e, se possibile, ancor più carichi rispetto all'originale americano con cui Petithuguenin - scrivendo solo un anno prima della pubblicazione della serie di Dubnotal - dipinge i “satanisti” tibetani e una mitologia che è chiaramente ispirata a quella della Società Teosofica, che pure non viene nominata.

La saga di Dazaar inizia il 13 febbraio 1904 nel fascicolo 372 dello storico New Nick Carter Weekly, quando uno sconosciuto apparentemente dotato di un'abilità sovrumana e di poteri misteriosi annuncia a Nick Carter che intende ucciderlo. Tutti coloro che sono collegati al misterioso assassino finiscono a loro volta uccisi. La storia inizia a chiarirsi nel capitolo successivo quando alla porta di Nick Carter bussa una donna bellissima che si auto-definisce “una strega”, Irma Plavatsky (si noti l'assonanza con il cognome Blavatsky). Nick Carter la riconosce per la straordinaria somiglianza con Olga, la regina dei Nichilisti russi, che in un ciclo precedente lo aveva combattuto ma che alla fine gli aveva salvato la vita sacrificando la sua (apprenderemo in seguito che Irma è la cugina di Olga). Irma Plavatsky racconta a Carter una stranissima storia secondo cui in lei convivono due anime: la sua, pura e nobile, e quella del mago Dazaar che si impadronisce di lei per periodi più o meno lunghi e la possiede totalmente trasformandola in una creatura dedita al male. Inizialmente scettico, Nick Carter finisce per convincersi che c'è qualcosa di vero e per trovarsi di fronte a Dazaar, che non solo cattura e tortura il suo aiutante Patsy ma gli rivela di potere incarnarsi a piacimento in sette diversi personaggi così che arrestare uno di loro - come la polizia di New York farà ripetutamente, con l'aiuto del detective - serve sostanzialmente a poco. Sempre vicino a essere ucciso da Dazaar, Nick Carter è ripetutamente salvato dal suo nuovo abilissimo aiutante giapponese, Ten-Ichi, il quale gli rivela che Dazaar, un maestro tibetano vecchio di migliaia di anni. Già membro della Grande Loggia del Tibet, controlla tutta la rete internazione del satanismo che mira - arruolando esponenti dell'industria e della finanza - a conquistare il mondo, una rete in cui si è infiltrato e dove è stato iniziato in Giappone (per il lettore italiano abituato alle satire di Bonvi va precisato che Patsy e Ten-Ichi non sono nella versione di Dey personaggi caricaturali, ma protagonisti di vicende drammatiche e abili quasi quanto lo stesso Nick Carter). Dopo numerose peripezie, che lo porteranno a sua volta a infiltrare gli Adoratori del Diavolo di New York (scoprendo che i più vecchi e pericolosi sono tutti tibetani), Nick Carter scopre che la storia di Irma Plavatsky era falsa: era lei “l'ultima dei Sette”, la vera incarnazione di Dazaar che controllava ipnoticamente gli altri sei accoliti. Anche la terribile Irma ha apparentemente una debolezza: si è innamorata di un suo discepolo e, quando scopre che è stato ucciso, sembra perdere la voglia di vivere e si lascia catturare dal detective. Gli rende anche la sua confessione. Dazaar è in effetti un vecchio mago tibetano, e il segreto della sua immortalità sta nella capacità, quando sopraggiunge la vecchiaia, di trasferire la propria anima in quella di una persona più giovane preparata fin dalla nascita alla bisogna (si tratta di quella “magia avatarica” attuata tramite “sostituzioni di anime fatte magicamente” di cui parla in quegli anni l'esoterista italiano Giuliano Kremmerz, 1861-1930). Dazaar ha però commesso un errore, contro cui i confratelli della Loggia tibetana l'avevano messa in guardia. Stanca di trasferire la sua anima da un corpo maschile a un altro ha voluto - contro tutta la tradizione dei Maestri tibetani - preparare per accogliere la sua anima una donna, Irma Plavatsky (e qui il riferimento alle relazioni fra Madame Blavatsky e i Maestri diventa trasparente). Ma così Dazaar ha acquistato anche tutte le debolezze delle donne, compresa l'inclinazione ad amare. Assicurata alla giustizia, Irma è condannata alla sedia elettrica, ma muore in carcere prima dell'esecuzione, non prima di avere assicurato a Nick Carter che si vendicherà sulla moglie del detective, Ethel.

La profezia si avvera nel fascicolo 384 del New Nick Carter Weekly, che a rigore non fa parte del ciclo, ma dove Nick Carter, tornato da un viaggio, scopre che Ethel è stata assassinata. Scopre il colpevole, un malavitoso, il quale però afferma che è stato pagato da Dazaar. Quest'ultima, se è Irma Plavatsky, dovrebbe essere morta e sepolta, ma nel fascicolo 394 del 16 luglio 1904 - che inaugura la seconda parte della saga di Dazaar - Buck Granger, il servitore e confidente di un uomo a suo tempo ucciso da Dazaar, torna a New York dall'Ovest per riferire a Nick Carter che Irma è viva e vegeta e se ne sta tranquillamente in un albergo di lusso di Manhattan. Anche stavolta Nick deve superare un'iniziale ritrosia a credere l'incredibile per scoprire che Irma non è morta, ma ha assunto una sostanza tibetana che la ha posta in uno stato simile alla morte tale da ingannare anche il medico più esperto (un espediente che ritornerà all'infinito nei fascicoli e nei fumetti), dopo avere preso il controllo ipnotico dello stesso Buck Granger, che la ha tirata fuori dalla tomba nel momento in cui si è risvegliata. Buck rivela anche a Nick Carter che il vero oggetto dell'amore di Dazaar nella sua incarnazione femminile di Irma Plavatsky è lo stesso detective, e Irma è tornata dai morti con uno scopo: fare innamorare Nick di lei, o ucciderlo - e uccidersi - se non ci riuscirà. Irma pertanto s'infuria quando scopre che, benché da poco vedovo di Ethel, il detective ha un'affettuosa amicizia con la bellissima vicina di casa Cora Tempest, che non esclude neppure di sposare. Rapisce dunque Cora e costringe Nick a un patto scellerato che prevede un matrimonio con Irma in una cerimonia satanista. Nick, tuttavia, è un mago del travestimento, e non è il solo in famiglia. Si “scambia” così con il figlio adottivo (“cugino” in alcuni fascicoli europei) e collaboratore Chick Carter, così che Irma Plavatsky/Dazaar sposa in realtà Chick mentre Nick Carter appare e cattura la maggior parte dei satanisti. Ma non Dazaar, che rapisce Chick e lo conduce nel Palazzo dei Vampiri, dove si svolge l'ultima battaglia. Prossima a essere catturata, Irma Plavatsky si uccide, stavolta per davvero e non perché i suoi poteri non le permetterebbero di fuggire. La natura femminile ha preso il sopravvento sulla malizia del vecchio mago tibetano e che Irma si toglie la vita per amore: e per evitare di nuocere ulteriormente a Nick Carter. Mentre dirige la rivoltella contro se stessa dice al detective: “È per liberarti per sempre dal peggiore nemico che tu abbia mai avuto” (“In the Shadow of Dazaar”, New Nick Carter Weekly n. 396, p. 28).

Ancora una volta, questa storia è diversa da quella nota al lettore italiano, dove Irma Plavatsky è presentata come una “fidanzata” di Nick Carter morta giovanissima a Parigi dopo una breve stagione di felicità con il detective e sepolta nel più romantico dei cimiteri, il Père Lachaise, cinque anni prima degli eventi che coinvolgono Dazaar. Lo shock di Nick quando Irma gli si presenta davanti è dunque ben più forte di quello che, nell'originale americano, deriva dalla semplice rassomiglianza con la regina dei Nichilisti Olga. E l'intreccio romantico spiega perché il detective voglia credere alla favola delle due Irma, quella vera - scampata alla tomba in un caso di morte apparente - e quella posseduta da Dazaar, che in realtà è andato a recuperare il suo corpo nella tomba parigina per confondere e turbare Nick Carter. La moglie di Nick, Ethel, è assente dalla storia di Petithuguenin, e i fascicoli francesi passano immediatamente dal primo al secondo ciclo di Dazaar senza soluzione di continuità (mentre nell'originale americano fra la prima e la seconda apparizione di Dazaar si interpongono sedici fascicoli, tra cui quello dove muore Ethel). Così come è assente la bella vicina di casa Cora Tempest, surrogata come vittima del rapimento di Dazaar da Ida Jones, presentata come cugina di Nick Carter (mentre non lo è negli originali americani, dove è una delle sue assistenti, particolarmente abile). Il “puro amore” di Nick Carter per Ida - che non ha alcuna componente romantica, ma è solo affezione familiare e amicizia - lo spinge al patto con Dazaar, una vicenda assai meno credibile rispetto a quella dell'originale americano dove Dazaar ha effettivamente rapito una donna da cui Nick si sente attratto come Cora (tra l'altro, nella versione americana la bellezza di Cora è “quasi superiore” a quella inarrivabile e magica di Irma Plavatsky, il che contribuisce a spiegare molte cose). E, alla fine di vicende in cui i “negri tibetani” sono trattati con notevole razzismo parigino della Belle Epoque, Dazaar non si uccide con una rivoltella come nel racconto originale di Dey ma cade morta chiamata dalla sua Loggia tibetana cui ha cercato di ribellarsi scegliendo un corpo femminile: “Sì, sì!... obbedisco!... vengo!... Il tempo è trascorso. Tutto è perduto. Non ho risolto… il supremo enigma!... Perduto… perduto!...tutto… tutto è stato vano…Ah!...” (“Morte di Dazaar”, Nick Carter il Gran Poliziotto Americano n. 191, p. 16).

Petithuguenin dunque pasticcia notevolmente la vicenda romantica, ma in compenso prende una posizione assai più netta sul tema delicato dell'esoterismo. Alla fine, la haine vers l'Orient si manifesta in un finale moralistico: i “negri tibetani” non riescono, nonostante tutte le loro magie, a risolvere “il supremo enigma” che è - come aveva proclamato contro la Teosofia quel Sâr Joséphin Péladan (1859-1918), fondatore dell'Ordine della Rosa+Croce Cattolico del Tempio e del Graal, che è il modello del personaggio dei fascicoli Sâr Dubnotal - il mistero della Donna, dell'Eterno Femminino e ultimamente dell'amore, parte di un primato dell'Occidente precluso agli orientali e agli entusiasti dell'Oriente alla Madame Blavatsky. Certo, la fondatrice della Teosofia aveva tratti mascolini e si presentava volentieri come reincarnazione di personaggi maschili, fra cui Teofrasto Paracelso (1493-1541): in compenso, non era certo bella come Irma Plavatsky, ma la licenza poetica vuole la sua parte…

Presentiamo qui le diverse ristampe americane, la prima versione francese di Petithuguenin e le traduzioni italiane (che devono attendere l'intervento dell'editore Nerbini: mentre la prima traduzione italiana della Casa Editrice Americana, del gruppo Eichler, pubblicata tra il 1908 e il 1911, non comprende il ciclo di Dazaar).